Arte Cristiana - Visita ai mosaici paleocristiani di Ravenna

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Visita ai mosaici paleocristiani di Ravenna

Basilica di Sant'Apollinare in Classe - Abside

Basilica di San Vitale

San Vitale fu un martire dei primi secoli del Cristianesimo e secondo la tradizione le sue spoglie si troverebbero nel luogo della costruzione della Basilica.

L'imperatore bizantino in carica era Giustiniano I (482–565), che governava insieme alla moglie Teodora. Entrambi figurano fra i mosaici che ornano questo tempio paleocristiano.

Sul catino è il Cristo Pantocrator, assiso su un globo azzurro, tra due arcangeli con il Rotolo dai sette sigilli in una mano mentre nell'altra mano porge la corona trionfale a San Vitale che avanza da sinistra con le mani ricoperte dalla sua ricchissima clamide, mentre il protovescovo Ecclesio, sulla destra, è presente con il modello della Basilica, da lui commissionata.

Al di sopra del catino absidale, due angeli in volo reggono un clipeo cristologico solare, ai lati sono le Gerusalemme e Betlemme celesti.

Sulla vòlta a crociera del presbiterio quattro angeli sostengono un clipeo con l'Agnus Dei.

Ai lati del presbiterio si aprono due coppie di trifore; sulla lunetta di destra il mosaico mostra i sacrifici di Abele e Melchisedec, mentre in quella di sinistra c'è una scena in due tempi che rappresenta l'Ospitalità di Abramo ai tre angeli e il Sacrificio di Isacco.

Ai lati delle lunette sono le immagini di Geremia, Isaia e Mosè; Mosè che custodisce il gregge di Ietro e Mosè che si appresta a togliersi i calzari prima di entrare nel Roveto Ardente; Mosè che sale sul Monte Sinai per ricevere le Tavole della Legge.

Nell'ordine superiore i simboli degli Evangelisti (Matteo e Marco a destra, Giovanni e Luca a sinistra).

Sotto le lunette dell'ordine inferiore, in posizione speculare, i due mosaici con il corteo dell'Imperatore Giustiniano e della moglie Teodora. Accanto a Giustiniano è presente il vescovo Massimiano, che consacrò la Basilica nel 547.

Basilica di Sant'Apollinare in Classe

Consacrata nel 549 dal primo arcivescovo Massimiano, è dedicata a sant'Apollinare, il primo vescovo di Ravenna, martire, e si trova sul luogo del suo martirio. Vi si trovano anche alcune parti delle sue spoglie.

Nella parte superiore del catino absidale un grande disco racchiude un cielo stellato nel quale campeggia una croce gemmata, che reca all'incrocio dei bracci il volto di Cristo dentro un medaglione circolare.

Sopra la croce si vede una mano che esce dalle nuvole, la mano di Dio. Ai lati del disco, le figure di Elia e Mosè. I tre agnelli, che si trovano spostati un po' verso il basso, proprio all'inizio della zona verde, con il muso rivolto verso la croce gemmata, simboleggiano gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni: siamo probabilmente di fronte alla rappresentazione della Trasfigurazione sul Monte Tabor.

La scelta del tema è strettamente legata alla lotta all'arianesimo, poiché ribadisce la natura divina di Gesù Cristo, negata dalla dottrina ariana.

Nella zona inferiore si allarga una verde valle fiorita, con rocce, cespugli, piante e uccelli. Al centro si erge solenne la figura di Sant'Apollinare, primo vescovo di Ravenna, con le braccia aperte in atteggiamento orante, cioè ritratto nel momento di innalzare le sue preghiere a Dio perché conceda la grazia ai fedeli affidati alla sua cura, qui rappresentati da dodici agnelli bianchi, ovvero i dodici apostoli.

Nell'arco absidale al centro troviamo un clipeo con il Cristo benedicente, ai lati del quale, stanno i simboli alati degli evangelisti: da sinistra Aquila (Giovanni), Angelo (Matteo), Leone (Marco), Toro (Luca).

Negli spazi tra le finestre sono rappresentati quattro vescovi, fondatori delle principali basiliche ravennati: Ursicino, Orso, Severo ed Ecclesio, vestiti in abito sacerdotale e recanti un libro in mano.

Ai lati dell'abside si trovano due pannelli del VII secolo: quello di sinistra, molto rimaneggiato, riproduce l'imperatore bizantino, Costantino IV (668-685), mentre conferisce i privilegi per l'autocefalia della Chiesa ravennate a Reparato, inviato dell'arcivescovo Mauro.

Nel pannello di destra sono rappresentati Abramo, Abele e Melchisedec attorno ad un altare mentre offrono un sacrificio a Dio.

Sant'Apollinare Nuovo

La Basilica di Sant'Apollinare Nuovo nacque come luogo di culto ariano e nel VI secolo fu consacrata a San Martino di Tours (era denominata San Martino in Cielo d'Oro). L'attuale denominazione della basilica risale al IX secolo, periodo in cui le reliquie del protovescovo Apollinare, a causa delle frequenti incursioni piratesche sulla costa ravennate, per ragioni di sicurezza, furono trasferite dalla basilica di Sant'Apollinare in Classe in quella intramuraria di San Martino che venne rinominata, appunto, Sant'Apollinare Nuovo.

Le pareti della navata centrale sono divise in tre fasce.

La fascia più alta è decorata da una serie di riquadri che presentano scene della vita di Cristo.
Le scene della parete sinistra rappresentano tredici parabole o miracoli, mentre sulla parete opposta sono raffigurati episodi legati alla Passione o avvenimenti occorsi dopo la morte di Gesù.
Sulla base della «prospettiva ideologica», le dimensioni di Gesù sono più grandi di quelle degli altri personaggi raffigurati.
Curiosamente, nelle scene della parete sinistra Gesù è raffigurato senza barba, secondo la "moda" romana, mentre nella parete opposta è rappresentato con la barba, secondo le consuetudini orientali.

Nella fascia mediana sono raffigurati i profeti.

Nella fascia inferiore sono raffigurati il palazzo imperiale, le due processioni di martiri e vergini, rivolti verso Cristo assiso in trono e, sul lato opposto, la Vergine Theotókos (Madre di Dio), sempre in Maestà, di fronte alla quale si inginocchiano i tre re Magi.