La Sacra Bibbia ( edizione: CEI 2008 )
Maccabei 2
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Maccabei 2 (2Mac 15)
1 Nicànore, avendo saputo che gli uomini di Giuda si trovavano nella regione della Samaria, decise di assalirli a colpo sicuro nel giorno del riposo.
2 Poiché i Giudei che l’avevano seguito per necessità gli dicevano: «Assolutamente non devi ucciderli in modo così crudele e barbaro; piuttosto rispetta il giorno che è stato onorato e santificato da colui che tutto vede»,
3 quell’uomo tre volte scellerato chiese se c’era in cielo un Signore che aveva comandato di celebrare il giorno del sabato.
4 Essi risposero: «C’è il Signore vivente; egli è il sovrano del cielo, che ha comandato di celebrare il settimo giorno».
5 L’altro ribatté: «E io sono sovrano sulla terra, che comando di prendere le armi e di eseguire le disposizioni del re». Tuttavia non riuscì a mandare a effetto il suo crudele intento.
6 Nicànore, dunque, che si era montato la testa con tutta la sua arroganza, aveva deciso di erigere un pubblico trofeo per la vittoria sugli uomini di Giuda.
7 Il Maccabeo invece era fermamente convinto e sperava pienamente di ottenere protezione dal Signore.
8 Esortava perciò i suoi uomini a non temere l’attacco delle nazioni, ma a tenere impressi nella mente gli aiuti che in passato erano venuti loro dal Cielo e ad aspettare ora la vittoria che sarebbe stata loro concessa dall’Onnipotente.
9 Confortandoli così con le parole della legge e dei profeti e ricordando loro le lotte che avevano già condotto a termine, li rese più coraggiosi.
10 Avendo così rinfrancato i loro sentimenti, espose e denunciò la malafede delle nazioni e la loro violazione dei giuramenti.
11 Dopo aver armato ciascuno di loro non tanto con la sicurezza degli scudi e delle lance quanto con il conforto di quelle efficaci parole, li riempì di gioia, narrando loro un sogno degno di fede, anzi una vera visione.
12 La sua visione era questa: Onia, che era stato sommo sacerdote, uomo onesto e buono, modesto nel portamento, mite nel contegno, spedito ed elegante nel parlare, occupato fin dalla fanciullezza in tutto ciò che è proprio della virtù, con le mani protese pregava per tutta la comunità dei Giudei.
13 Poi, allo stesso modo, era apparso un uomo distinto per età senile e maestà, circonfuso di dignità meravigliosa e piena di magnificenza.
14 Presa la parola, Onia disse: «Questi è l’amico dei suoi fratelli, che prega molto per il popolo e per la città santa, Geremia, il profeta di Dio».
15 E Geremia stendendo la destra consegnò a Giuda una spada d’oro, pronunciando queste parole nel porgerla:
16 «Prendi la spada sacra come dono di Dio; con questa abbatterai i nemici».
17 Incoraggiati dalle parole di Giuda, molto belle e tali da spingere all’eroismo e da rendere virile anche l’animo dei giovani, stabilirono di non restare nel campo, ma di intervenire coraggiosamente e decidere la sorte attaccando battaglia con tutto il coraggio, perché la città e le cose sante e il tempio erano in pericolo.
18 Minore era il loro timore per le donne e i figli come pure per i fratelli e i parenti, poiché la prima e principale preoccupazione era per il tempio consacrato.
19 Anche per quelli rimasti in città non era piccola l’angoscia, essendo tutti turbati per l’ansia del combattimento in campo aperto.
20 Tutti ormai attendevano la prova imminente, poiché i nemici già avevano cominciato ad attaccare e l’esercito era in ordine di battaglia, gli elefanti erano piazzati in posizione opportuna e la cavalleria schierata ai lati.
21 Il Maccabeo, dopo aver osservato la moltitudine dei presenti, la varietà delle armi pronte e la ferocia delle bestie, alzò le mani al cielo e invocò il Signore che compie prodigi, convinto che non è possibile vincere con le armi, ma che egli concede la vittoria a coloro che ne sono degni, secondo il suo giudizio.
22 Nel pregare il Signore, si esprimeva in questo modo: «Tu, Signore, inviasti il tuo angelo al tempo di Ezechia, re della Giudea, ed egli fece perire nel campo di Sennàcherib centoottantacinquemila uomini.
23 Anche ora, sovrano del cielo, manda un angelo buono davanti a noi per incutere paura e tremore.
24 Siano atterriti dalla potenza del tuo braccio coloro che bestemmiando sono venuti qui contro il tuo popolo santo». Con queste parole egli terminò.
25 Gli uomini di Nicànore avanzavano al suono delle trombe e degli inni di guerra.
26 Gli uomini di Giuda invece si gettarono nella mischia contro i nemici tra invocazioni e preghiere.
27 In tal modo, combattendo con le mani, ma pregando Dio con il cuore, travolsero non meno di trentacinquemila uomini, rallegrandosi grandemente per la manifesta presenza di Dio.
28 Terminata la battaglia, mentre facevano ritorno pieni di gioia, riconobbero Nicànore caduto con tutte le sue armi.
29 Levarono alte grida dandosi all’entusiasmo, mentre benedicevano l’Onnipotente nella lingua dei padri.
30 Quindi colui che era stato sempre il primo a combattere per i suoi concittadini con anima e corpo, colui che aveva conservato l’affetto dell’età giovanile verso i suoi connazionali, comandò che tagliassero la testa di Nicànore e la sua mano con il braccio e li portassero a Gerusalemme.
31 Quando vi giunse, convocati tutti i connazionali e collocati i sacerdoti davanti all’altare, mandò a chiamare quelli della Cittadella
32 e mostrò loro la testa dello scellerato Nicànore e la mano che quel bestemmiatore aveva steso contro la sacra dimora dell’Onnipotente, pronunciando parole arroganti.
33 Tagliata poi la lingua del sacrilego Nicànore, la fece gettare a pezzi agli uccelli e ordinò di appendere davanti al tempio la ricompensa della sua follia.
34 Tutti allora, rivolti verso il cielo, benedissero il Signore glorioso dicendo: «Benedetto colui che ha conservato la sua dimora inviolata».
35 Fece poi appendere la testa di Nicànore alla Cittadella alla vista di tutti, perché fosse segno manifesto dell’aiuto di Dio.
36 Quindi deliberarono tutti insieme, con voto pubblico, di non lasciar passare inosservato quel giorno, ma di commemorarlo il tredici del dodicesimo mese – che in lingua aramaica si chiama Adar – il giorno precedente la festa di Mardocheo.
37 Così andarono le cose riguardo a Nicànore e, poiché da quel tempo la città è rimasta in mano agli Ebrei, anch’io chiudo qui la mia narrazione.
38 Se essa è riuscita ben ordinata, era quello che volevo; se invece è di poco conto e mediocre, questo solo ho potuto fare.
39 Come il bere solo vino o bere solo acqua è nocivo, mentre vino mescolato con acqua è amabile e procura un delizioso piacere, così un discorso ben elaborato delizia gli orecchi di coloro che leggono la narrazione. E qui sia la fine.